La Sma (Spinal muscular atrophy) o Atrofia muscolare spinale è una delle malattie genetiche ereditarie recessive più comuni, con un’incidenza che varia tra un malato ogni sei mila nati e un malato ogni dieci mila nati. Ha un esordio in età infantile o giovane adulta e si caratterizza per la degenerazione della cellule delle corna anteriori del midollo spinale con conseguente deficit di forza e atrofia muscolare.

La Sma si distingue principalmente in tre forme: la forma grave o tipo I (i bambini non sono in grado di reggere nemmeno il capo), la forma intermedia o tipo II (i bambini sono capaci di stare seduti autonomamente, ma non di camminare) e la forma lieve o tipo III (i bambini sono in grado di camminare, pur con difficoltà, ma sono possibili aggravamenti con il passare del tempo). La Sma è quindi una patologia che comporta diversi gradi di disabilità, con possibili scoliosi nelle forme di tipo I e II e complicanze respiratorie e nutrizionali. Nei casi più gravi può portare al decesso entro i primi due anni di vita.

Le diverse forme di Sma sono causate dall’assenza allo stato omozigote del gene SMN1 (Survival motor neuron, è il gene implicato nella sopravvivenza del motoneurone) sul cromosoma 5, che codifica per la proteina SMN. I pazienti affetti da Sma sono privi del gene SMN1, ma hanno almeno una, o più spesso 2-4 copie, di un gene altamente omologo, il gene SMN2.  I geni SMN1 e SMN2 codificano per una proteina funzionalmente identica, ma SMN2 ne produce soltanto una quantità molto bassa. E’ stato dimostrato che il quadro clinico è tanto più grave quanto più bassa è la produzione di proteina normale.

Non esiste a tutt’oggi una terapia risolutiva della malattia. La ricerca scientifica negli ultimi anni si è indirizzata verso lo studio di molecole in grado di aumentare l’espressione del gene SMN2 in modo tale da produrre una proteina SMN pienamente funzionante. Dal momento che il numero di copie SMN2 è inversamente correlato con la severità della malattia, un lieve incremento nei livelli di proteina SMN potrebbe già determinare effetti significativamente benefici.

Metodi per agire sul DNA producendo effetti positivi sulla proteina sono in corso di studio. Tra questi è stato recentemente pubblicato sullo “European Journal of Human Genetics” il lavoro di un gruppo italiano capeggiato dal professore Danilo Tiziano e dalla professoressa Cristina Beate Brahe della Università Cattolica di Roma, in cui si dimostra che con un semplice prelievo di sangue si possono dosare le copie di SMN2 e stabilire in tal modo la gravità della malattia con una tecnica di comprovata sicurezza  e attendibilità , chiamata “Real time PCR”.
 
Questi studi stanno contribuendo a sviluppare nuove idee di ricerca come quella di testare SAHA o Vorinostat, un inibitore delle deacetilasi che aiuta l’espressione del DNA agendo su particolari enzimi. Questo farmaco è stato già testato nell’uomo in quanto approvato nel 2006 da parte dell’US Food and  Drug Administration (FDA) per il trattamento del linfoma cutaneo T-cell. La terapia orale con SAHA ha già dimostrato di poter migliorare i deficit motori in un modello di topo con Corea di Huntington, grave malattia che comporta demenza. Nella ricerca attuale sono stati studiati due modelli diversi di topi affetti da SMA per valutare l’effetto in vivo nel diminuire la progressione della malattia. Gli animali trattati mostrano un incremento della vita media, un miglioramento della funzione motoria, un aumentato numero di neuroni motori e un aumento della grandezza dei punti di contatto tra nervo e muscolo (detti “giunzioni neuromuscolari”) e delle fibre muscolari.

Secondo tale studio pubblicato sullo “Human Molecular Genetics” all’inizio di quest’anno da un gruppo dell’Università di Cologna, SAHA potrebbe essere un candidato appropriato per la terapia della SMA in quanto determina una super-regolazione dei livelli di proteina SMN, con un significativo aumento di essa nei muscoli e nel midollo spinale. Si è potuto appurare che il suo utilizzo in utero ha un effetto nel rallentare la progressione della malattia, con aumento della vita postnatale. L’effetto più importante di SAHA è rappresentato dal fatto che è in grado di superare la barriera ematoencefalica raggiungendo i tessuti bersaglio della patologia.

librisolidali

ARTISTI UILDM

pittore

Fondazioni

Media Partner

Partner Gastronomici

Partner GOMME